venerdì 2 agosto 2013

Ecco perché scrivo! (di M. Giuliana Saletta)

Elsa era la migliore amica di mia mamma, sua figlia Laura, insieme a mia cugina Valeria erano le mie migliori amiche, quelle amicizie bambine che servono per crescere, per diventare grandi, senza le quali si diventa lo stesso adulti, ma è tutto molto più triste. Noi le osservavamo - nei lunghi pomeriggi di gioco - stirare e fare la maglia in mezzo a fitte chiacchiere di donne, o dipingersi le unghie per quel po' di vezzo che le faceva sorridere - come mamme - della propria vanità, quasi a non crederci... 
Elsa non era una zia, non eravamo nemmeno parenti, ma era lo stesso un bel punto di riferimento, una seconda mamma, forse tutti i bambini hanno bisogno di più mamme (questo però l'ho scoperto molto più tardi). E quando stavo da lei, a casa sua, c'era un bellissimo gioco che cominciava così, dalla voce di Elsa: 
C'era una volta una bambina con i capelli neri e lucidi... 
C'era una volta una bambina con gli occhi azzurri... 
C'era una volta una bambina con i capelli biondi... 
E quelle fiabe, dolcemente, venivano cucite su di noi come abiti preziosi. 
Se solo potessi ricordarla quella fiaba... sicuramente potrei ritrovare la bambina che sono stata, osservarmi da lontano con gli occhi dell'adulto che mi voleva bene e che mi raccontava di me. Ma si è perduta nel tempo, come la mia infanzia, come quelle parole volate via, insieme a Elsa, che se n'è andata troppo presto e ormai da tanti anni. 
Ecco perché scrivo: per non perdere più nessuna parola!

Il patto (finale della fiaba pubblicata sull'ultimo numero di Echino Giornale Bambino)


Sfiorò il suo pelo: era morbido, come aveva immaginato, e liscio. Lo guardò dritto negli occhi, poi lo abbracciò e avvicinando le labbra al suo muso gli diede un delicatissimo bacio.
Sentì un fremito correre nel corpo dell’animale e un calore nuovo sprigionarsi.
Martino cascò dalla sedia, ma riuscì ancora a vedere il lupo saltare giù dalla piantana e correre via nel bosco, dalla finestra aperta.
Il bimbo e il lupo si scambiarono un ultimo sguardo: di rispetto, amicizia, riconoscenza.
Il patto aveva funzionato. Lo scambio era riuscito: l’animale aveva riacquistato la sua libertà e Martino era diventato un piccolo uomo, senza più paure!